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Angolino del 09 Giugno 2022

C ari amici

dell’angolino, la paginetta è tornata.
Accaldata, preoccupata, oberata da mille impegni, ma oggi ritorna sul vostro schermo.

L’umanità non conosce pace, siamo usciti da una moderna pestilenza che di danni ne ha fatti, ed ora il nostro pantofoloso mondo occidentale si ritrova una guerra sotto casa.
Credevamo che il Vecchio continente, dopo i lungo conflitto che vide lo smembrarsi della vecchia Yugoslavia, non avrebbe più incontrato il ferro ed il fuoco di Marte, ma ci stavamo sbagliando.
Nelle steppe ukraine, sul Mar Nero, il cannone tuona tra il sibilare di missili anticarro ed il ronzare dei droni.
L’orso russo ha ruggito, sfoderato gli artigli ed invaso la vicina Ukraina. Non aspettatevi qui dissertazioni geopolitiche, o narrazioni storiche per far intendere che la ragione è da una parte piuttosto che dall’altra. L’angolino parla di altro, in privato chiedete pure.

Scendendo in un contesto geografico più piccolo, posso dire, che anche il mio piccolo paese lacustre solo pochi giorni fa è stato assalito. Un’orda incontrollabile di giovinastri volgari, indisciplinati e senza un briciolo di educazione, son scesi alla stazione di Peschiera per divertirsi nel rendere un angolo di paradiso, uno scenario apocalittico.
Volgari e coccolati, con l’arroganza dell’età e dell’etnia, pusillanimi ed arroganti, ma che trovano il conforto di petalose pagine di giornali che cercano ad ogni costo di trovare nel loro fare una giustificazione “sociale”.
Nessuna giustificazione, deve esserci solo fiera condanna senza lassismo alcuno.

Ma la giornata odierna ci riporta ad un’altra invasione del suolo Italico: correva l’anno 453 DC e l’Italia conosceva l’invasione dell’orda degli Unni, comandati dai due sommi condottieri Attila e Bleda, il fratello, che morirà poco dopo.

Le popolazioni della pianura veneta spaventate cominciarono il loro peregrinare sulle isole della laguna, ha inizio così la base che diverrà Venezia. L’ivasione Unna fu talmente rimarchevole che rimase nella memoria di tutti i popoli coinvolti, infatti esistono innumerevoli leggende, storie, che ne han lasciato traccia. Vi ricordo che ci son toponimi  a noi vicini che derivano da questi fatti basti pensare al paesino di Sanlionze nel veronese, che vorrebbe il suo nome come tributo a Papa San Leone Magno che fermò il feroce unno.

Ammettiamolo, Attila è un personaggio che ha fatto ombra ad altri grandi del passato, è una figura che sta in bilico tra storia e leggenda, tra realtà contingente e fantasia, ed è nell’immaginario di tutti noi, non solo in Italia, ma anche in Ungheria, Slovenia, Germania, Austria, Francia. Vi ricordo che lo potete trovare nell’opera epica tedesca per eccellenza, la trilogia dei Nubelunghi, lo trovate a saccheggiare le città oggi francesi della Gallia, a sottomettere altri popoli esotici come gli Alani: chi non ha nel cuore una sua immagine disteso su pelli di orsi e lupi nella sua Yurta mentre banchetta sorseggiando latte acido?

Va bè, che ne dite c’è ne è abbastanza per avere un personaggio valido da inserire nel “ Mistero del Garda” ?
Pensate che la sua terribile fama era divenuta al punto proverbiale, che una feroce dinastia feudale medioevale, prese da lui il nome, gli Ezzelini, dalla parola tedesca Hetzel ovvero il nome Attila percepito dall’orecchio sassone.

Per oggi vi lascio e buona calda giornata di giugno

CS

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