C ari amici,
come oggi nel 49 DC il buon vecchio Giulio Cesare, attraversa il fiume Rubicone con le sue legioni, di ritorno dalle Gallie, il suo gesto era dovuto al timore di rientrare in Roma, si vittorioso, ma possibile preda dei sicari del console Pompeo, che morto il suo parigrado Crasso, sciolse il triunvirato e si accingeva ad instaurare una dittatura.
Anche perché Giulio Cesare non era certo contrario ad una forma di potere dittatoriale, patto che fosse lui a sedere nel posto più alto e non certo il rivale e altrettanto in gamba Pompeo.
Era usanza che le legioni non entrassero mai nel territorio urbano di Roma, proprio per evitare colpi di stato, solo in epoca imperiale, nell’urbe, era distaccato un piccolo drappello di guardie pretoriane, come difesa dell’imperatore.
Pertanto se vi capitasse di vedere un film ambientato nell’antica Roma e vi mostrassero soldati a spasso per la città, ebbene, sappiate che è un falso.
In questo frangente, si narra che Giulio Cesare, disse la nota frase:”alea iacta est” ovvero: il dado è tratto, non posso tornare in dietro.
Il verbo iactare, è il progenitore del verbo inglese to eject, che trovavate sui vecchi mangianastri e videoregistratori, oggi sostituito dal triangolino con una barretta sotto, quindi si è passati dal latino ad un moderno geroglifico, bello o no?
Nel 1806 le truppe inglesi conquistarono Città del Capo e la stappano agli olandesi, che all’epoca erano sotto la sfera di influenza francese, ovvero di Napoleone, e potevano quindi minacciare le fondamentali rotte commerciali verso l’India.
Nel 1997 uscivano dalla zecca di stato Italiana, le mille lire in metallo, con un macroscopico errore, su di un lato vi era impressa una mappa d’Europa, e la Germania era raffigurata ancora divisa. Orrrrrore.
A proposito, ma voi lo sapete da dove arriva il nome Moneta?
Ebbene sì, deriva dal latino, ma attenzione, da un verbo latino il verbo monere, vi spiego meglio:
Allora, nella Roma antica, sul colle capitolino, sorgeva il tempio di Giunone, moglie di Giove, animali sacri alla dea erano le oche, quando in città sono arrivati nottetempo i galli, questi simpatici pennuti, si sono messi a schiamazzare, avvertendo la popolazione, che è riuscita a scacciare gli invasori. I romani, grati a tali animali, attribuirono alla loro dea l’aggettivo moneta, ovvero colei che avverte, dal verbo monere (avvertire).
Qualche tempo dopo, vicino al tempio di Giunone Moneta, sorse la zecca, ed il popolo cominciò a chiamare i preziosi dischetti con il nome che meglio, per loro, identificava la provenienza.
Invece la parola Zecca, che non c’entra nulla con le zecche dei cani, deriva dall’arabo SIKKA, più semplicemente conio.
Nel parlare odierno abbiamo un’altra parola che ci piove dal verbo monere, ovvero monitor, che nell’antichità era colui che ci avvertiva, il sorvegliante, ma anche il pedagogo.
Ed oggi?
Oggi ricorre san Aldo.
Ciao a tutti
CS