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Angolino del 16 Agosto 2023

Angolino del 07 Novembre 2022
7 Novembre 2022
Angolino del 17 Agosto 2023
17 Agosto 2023
C ari amici

Siamo nella settima delle vacanze per eccellenza, il ferragosto è passato e ci avviciniamo al mese della ripresa dei lavori, Settembre.

Nella consueta forma almanaccale l’angolino oggi vi propone aneddoti e facezie, spunti di riflessione e il risveglio di antichi ricordi scolastici:

Come oggi nel 1379 venne combattuta la :”battaglia di Chioggia”. Lo so non la conosce nessuno, ma vi assicuro ha avuto la sua importanza nella storia che ci ha condotto per mano fino ad oggi: la flotta genovese al comando di Pietro Doria, acerrimo nemico della Serenissima, nel tentativo di forzare il porto di Venezia, si diresse su Chioggia, mentre i Da Carrara, signori di Padova, alleati dei Genovesi, attaccarono via terra. I Genovesi si impadronirono della città lagunare, la saccheggiarono e la incendiarono; riuscendo in questo modo a tenere in forte apprensione Venezia.

Vi ricordate, se avete letto il Milione di Marco Polo, che lui era prigioniero dei Genovesi assieme a Rustichello da Pisa? Ebbene la sua cattura era dovuta alle continue lotte tra le due superpotenze navali del tempo.
Diciamo che la battaglia di Chioggia fu un punto per Genova, ma la storia poi assegnerà altre vittorie ai serenissimi, pareggiando i conti.
I veneziani se la presero a male anche con i vicini Padovani e di li a pochi anni, dei Da Carrara non si avranno più notizie.

Nel 1896 venne scoperto L’oro nella remota regione dell’Alaska chiamata Klondike, per gli assidui lettori di “ Topolino”, quando Paperon de Paperoni racconta la sua giovinezza, narra del suo primo milione accumulato nel Klondike ( la pronuncia è Klondaik) .

Sta di fatto che comincia l’ennesima corsa al metallo giallo.

Ma lo sapete che anche in Italia vi sono delle regioni Aurifere? Un tempo tanto famose da influenzare la locale toponomastica?

Ebbene si, in Piemonte, alla base delle Alpi, dove hanno origine i primi due affluenti di sinistra del Po, vi sono giacimenti d’oro, infatti i due fiumi portano i nomi di Dora Baltea e Dora Riparea, Dora, ovvero dorata, infatti lungo i loro corsi se vi mettete con un setaccio, rischiate di trovare pagliuzze del prezioso metallo, bello non è vero?

Oggi si ricorda San Rocco:

Se fossimo vissuti tra il 1300 ed il 1600, avremmo conosciuto bene la storia di questo santo pellegrino, uno dei più famosi in tutto l’Occidente , protettore e guaritore dei malati di peste, che proprio in quei secoli stava condizionando la vita e la morte nel mondo intero. Le epidemie di peste furono capaci di cancellare l’esistenza di un terzo della popolazione dell’Europa, creando problemi di ogni sorta, si bloccarono i commerci, le campagne divennero incolte, la fame arrivò producendo ulteriori vittime.

Il paradosso è che, a fronte della sua estrema popolarità, poche sono le notizie sulla sua vita, tanto da essere da taluni messa in dubbio la sua storicità, ma la Chiesa lo canonizza ufficialmente, intorno al 1600, per mette “ordine” al culto popolare.

Secondo la sua agiografia, Rocco nacque tra il 1345/50 a Montpellier (Francia), in una famiglia benestante.

All’età di 20 anni resta orfano di padre e madre e decide, forse spronato dalle ultime parole del padre morente, di seguire Gesù Cristo. Alcune fonti lo vorrebbero nel terz’ordine francescano, quindi lascia tutti i suoi beni, veste l’abito da pellegrino e parte per Roma. Durante il suo pellegrinaggio si dedica alla assistenza e guarisce molti malati di peste in modo miracoloso. La sua fama di guaritore si diffonde. A Piacenza si ammala anche lui. Soffre così tanto che è allontanato dall’Ospedale perché “disturba” con i suoi lamenti. Resta solo in un bosco dove verrà salvato da un cane che gli porterà pane tutti i giorni. Il padrone del cane, Gottardo, incuriosito dal comportamento dell’animale, lo seguirà e così incontrò Rocco e ne divenne  il suo unico discepolo. Vi ricordo che nell’iconografia classica il santo è sempre vicino ad un cane con un pezzo di pane in bocca.

Ripartito verso Montpellier, in un località non nota, viene fermato e sospettato di spionaggio. Verrà messo in prigione perché si rifiuterà di dire il suo nome, in quanto aveva fatto voto di non rivelarlo per non godere dei benefici derivanti dalla sua nobiltà. Lì rimarrà, per 5 anni, morendovi il 16 agosto tra il 1376 ed il 1379.

Dopo la sua morte, per possedere le sue reliquie e godere dei favori della sua protezione, non ci si farà scrupolo di trafugare il corpo del santo dalla chiesa di Voghera e portarle a Venezia. In seguito, una reliquia del santo verrà donata a Montpellier. In Italia quasi 60 località portano il suo nome e a lui sono dedicate oltre tremila tra chiese, oratori e luoghi di culto.

Caratteristiche della sua iconografia: uomo in età adulta, il vestito da pellegrino, con il cappello a larghe falde, il cane che gli porta il pane, un segno (in genere sulla coscia sinistra) della peste da lui contratta.

E dai lo so che subito avete pensato a Rocco  Siffredi!!!!!!!

Oggi si festeggia anche santo Stefano D’Ungheria, pertanto colgo l’occasione di un breve cenno anche sulla sua figura e su questa regione alquanto misteriosa.

Gli Ungheresi, popolo nomade, di sangue ugro-finnico, scacciati dalla loro sede originaria, le steppe del Don, forse dai mongoli. raggiunsero nell’889 l’alto corso del Danubio e scesero in Pannonia, sotto la guida di Arpad, fondatore della dinastia degli Arpadi che governarono l’Ungheria fino al 1301.

Essi costituirono un costante pericolo per l’Occidente finché l’imperatore del sacro romano impero, Ottone I non li sconfisse nel 955 presso Augusta, costringendoli a una vita sedentaria. Fu in questo periodo che avvenne l’apertura alla predicazione cristiana. Il duca ungherese Geza, avendo sposato una principessa cristiana, permise che il figlio Vaik fosse educato cristianamente. Vaik ricevette il battesimo negli anni dell’adolescenza e prese il nome di Stefano. Non a caso, vi ricordate che santo Stefano è arciere ucciso dagli arcieri, l’arco era l’arma per cui erano temuti gli ungheri.

Guida e maestro gli fu il santo vescovo di Praga, Adalberto. Ebbe in moglie la pia e intelligente principessa Gisella o Ghìsola, sorella del futuro imperatore Enrico Il di Baviera. Nel 997 Stefano-Vaik aveva ereditato dal padre il governo del popolo magiaro e il suo primo obiettivo fu di riunire le trentanove contee autonome in uno stato politicamente e religiosamente compatto.

Inviò a Roma il suo più valido collaboratore, il monaco ungherese S. Astric, che il papa Silvestro II consacrò vescovo conferendogli l’incarico di consacrare altri vescovi ungheresi. Gli affidò pure la corona con la quale Stefano, nel giorno di Natale dell’anno 1000, venne incoronato re di Ungheria, col titolo di «Re apostolico».

Gli ultimi anni del suo regno, durato dal 997 al 1038, furono amareggiati dalla prematura morte dell’erede, S. Emerico, e dalle lotte per la successione. Alla sua morte, la regina Gisella abbandonò la reggia e si rinchiuse nel monastero benedettino di Passau. Stefano fu incluso nell’albo dei santi nel 1083. Dal 1631 la sua festa, estesa a tutta la Chiesa, fu celebrata il 20 agosto, quindi il 2 settembre. Col nuovo calendario la memoria del santo viene fissata al giorno più vicino al 15 agosto, anniversario della sua morte.

Nel 1815 nasceva a Torino San Giovanni Bosco.

Nel 1977 moriva a 42 anni il cantante Elvis Presley.

Oggi Marte arrise alle armi Italiche, nel 1855 venne combattuta e vinta la battaglia della Cernaia, nel contesto della guerra di Crimea, ora vi spiegate il motivo del nome della caserma dei Carabinieri e della omonima  via di Torino.

Oggi nacque, per la gioia del mio amico M. S.  il primo orologio subacqueo, esso venne inventato, progettato e costruito in Svizzera (e dove sennò?) presso le officine Rolex, concepito da Herr Ingenier Hans Wildorf, il famosissimo Oyter (ostrica) tutt’oggi cavallo da battaglia della marca elvetica, correva l’anno 1926, quindi 97 anni fa!

Il 16 Agosto del 1972 un pescatore subacqueo calabrese, scopre due statue bronzee nelle acque di Riace, i famosi Bronzi, datati intorno al 460 AC, vero patrimonio dell’umanità, un tesoro artistico di immenso valore che ha fatto scrivere migliaia di pagine di cronaca, e che probabilmente nasconde ancora qualche segreto

Ciao a tutti e buone feste

CS